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Fichi

Sfili la pelle
come foglia che cade,
nessuna colpa
nessuna vergogna,
solo il ventre
che si fa nuvola
offerta morbida,
sotto le dita.

Ti scopro
nel solco della buccia,
dove la luce si posa
e tace.
L’ombra trattiene il respiro,
e l’attesa è un frutto
che si schiude.

Stilla il suo latte
zuccherato.
Sulla lingua sa di abbandono,
nettare seducente
resa piena.

Incastrati
rami che cedono al vento,
ogni volta un brivido nuovo,
la meraviglia di lasciarsi cullare
con dolcezza
dal tuo sapore,
con il tuo nome sulle labbra
che arde,
e il tuo corpo
che impara il mio.


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