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Medusa Senza Veleno
Sei fiume e diga,
ma temi l’argine
lo specchio che svela la crepa,
l’ombra che sfugge tra le onde
la pelle che trema
se il mondo la tocca.
Sei pioggia e marmo,
eppure tentenni,
vorresti affondare e restare a galla
serrare il morso e scioglierti in pianto,
un lampo nel mare in tempesta
che poi torna silenzio.
Dicono non sei quello che scrivi,
ma è difficile scindere le due cose.
Il confine è un filo d’acqua
sfugge alle mani,
sei dentro le lettere e fuori dal foglio.
Ogni parola si incide sulla pelle,
ogni eco è come schiuma a riva
che lascia il segno.
Medusa
senza veleno
il cuore apparentemente di pietra
le vene d’inchiostro
e il desiderio
dolce condanna
di essere vista
di non essere troppo.
Ma forse ti serve un’anima trasparente
che sappia vederti mutare,
come un fiore che beve luce
e sboccia nel tempo che vuole.
Un cuore che beva il tuo caos
senza temerlo.